Stavo trainando da quasi 3 ore sul mio kayak. Avevo una canna da 45lbs armata con uno 0.45 in bobina e un'aguglia di generose dimensioni alla quale stavo facendo fare un giro turistico della costa ionica calabrese. C'era un forte ponente. A dire il vero in quella zona (nel bel mezzo del golfo di squillace) c'è sempre vento. Pare che si incanali tra le Serre e la Sila trovando il corridoio della Piana di Lamezia. Ma quel giorno era veramente tremendo.
Figuratevi che per recuperare le aguglie che facevo con la cannetta piccola, dovendo mollare la pagaia, il vento mi faceva fare anche 300 metri dentro.
Tornando a noi, erano circa le 10-10:30 di mattina e portavo st'aguglia a spasso nei pressi di una fossa ( una cigliata forse è più corretto) che ho individuato a 200-250 metri a largo della foce del torrente Alessi. La profondità alla quale avevo calato l'esca era di 25 metri circa.
Mentre imprecavo contro quel dannatissimo vento che non mi dava un attimo di tregua, sentii come forte botta alla canoa che mi fece ritrovare improvvisamente con il gomito sinistro in acqua. Stavo quasi per fare un'esckimo, non so se si chiama esattamente così quella manovra che ti consente di riportare la canoa dritta quando ti ribalti con la testa sott'acqua. Con una pagaiata un po' più energica riuscii a riprendere l'equilibrio, mentre con la coda dell'occhio vidi la canna incredibilmente piegata a U. Ero incredulo. Non riuscivo a capire cosa diavolo stesse accadendo e per qualche istante rimasi in quella posizione precaria a fissare la canna. Fu il rumore del cicalino del mulinello che cantava come una cicala a mezzogiorno a riportarmi alla realtà: STRIKE !!!!!
Per fortuna avevo assicurato la pagaia ad una sagola (fatelo sempre anche se non andate a pesca con il kayak) e non ci pensai due volte a buttarla in acqua per prendere immediatamente la canna in mano.
Strinsi un pochino di più la frizione e iniziai il pompaggio. Forse sarà stata l'adrenalina, certamente l'inesperienza e il mio approccio "ad urto" in tutto ciò che mi piace fare, ma mi misi a pompare come un forsennato. Nessun riguardo per la bestia che c'era dall'altra parte, nessun cedimento da parte mia che mi sentivo il protagonista della "Saga di Giarabub" nella strofa che più o meno recita così:
"Colonnello, non voglio il cambio,
qui nessuno ritorna indietro
non si cede neppure un metro
se la morte non passerà!"
Fu un incredibile tiro alla fune che in meno di 5 minuti portò la bestiaccia sotto al kayak consentendomi di ammirarla in tutto il suo splendore. Era una leccia di quasi un metro e mezzo.
Scusate, ma l'emozione che rivivo ogni volta che ricordo l'accaduto, nonostante siano passati diversi mesi, mi ha impedito di raccontarvi del simpatico furbone che mi si è avvicinato con il motoscafo e che, anzichè fermarsi e chiedere se avessi avuto bisogno di qualcosa, si è precipitato sopra il bestio che schiumava a 70-80 metri dal mio guscio con il rischio di tagliarmi la lenza e di farmi cappottare con le onde prodotte dai 400 cavalli che aveva sotto il fortuna.
Non ci crederete, ma l'imbecille dopo aver visto il pesce se n'è andato via.
In ogni caso, ero arrivato al punto in cui avevo il pesce sotto e dopo la delusione iniziale, speravo fosse una ricciolona per far contento il mio amico Ank, iniziai a preoccuparmi un pochino perchè non avevo proprio idea di come fare per farla salire sul Kayak. Ovviamente lei mi sembrava ancora abbastanza restia a farsi salpare nonostante la prova di forza alla quale l'avevo sottoposta con il tiro alla fune.
Non avevo il raffio. Non avevo trovato un raffietto piccolo e pensavo che il guadino xxl, che avevo adoperato con successo fino ad allora per i serra, fosse più che sufficiente.
Un'altra cosa che mi preoccupava erano le lance che la bestia aveva al posto dei raggi dela pinna dorsale. Credo che sarebbe bastata una codata per bucarmi la canoa e mattarmi a picco....già, mandarmi a picco a più di un kilometro di distanza dalla riva, con un ponente che si faceva sempre più intenso man mano che mi allontanavo e con le onde che anzichè essere dirette dal mare verso terra, seguivano la direzione del vento e si dirigevano dalla terra verso il mare.
Credetemi mi sono sentito perso. A quella distanza non c'era nessuna barca che passava. I diportisti stanno più attaccati alla costa e i pescatori sportivi, con quel ponente, sanno che le lenze neanche gli arrivano a fondo e quindi escono abbastanza difficilmente. Alle 10 di mattina, poi, accostano per la pesca ai surici che si fa al massimo a 200-300 metri dalla costa sui fondali sabbiosi. Non in mezzo al mare davanti a una foce. L'unica possibilità era che si avvicinasse uno scafo dei Carabinieri o della Finanza per farmi la multa, visto che ero senza giubbotto di salvataggio, e di chiedere a loro di ospitarmi in barca per finire il combattimento da una posizione più comoda.....o chiedergli direttamente di sparare al mostro che avevo attaccato dall'altra parte.
La cosa che mi preoccupava di più era il colore dell'acqua. Da azzurro-verde era diventata di uno stramaledettissimo colore blu scuro.
Fu panico totale!!!!
Io ho paura del mare profondo. Ricordate l'idea della traversatra dello stretto di Messina a nuoto che ho abbandonato dopo quasi un anno di allenamento in piscina? Fu proprio per questo motivo e anche per il terrore che dagli abissi marini potesse salire qualche immonda e orrida bestiaccia intenzionata a trasformarmi nel brunch di mezzodì.
Vi confesso anche che è per lo stesso motivo che non ho mai praticato la pesca subacquea accontentandomi di fare snorkeling tra gli scogli su fondali che raramente hanno superato i 15 metri.
Dovevo sbrigarmi a recuperarla e il compito era reso maledettamente più difficile da quell'ansia che stava pian piano prendendo possesso di tutte le mie (scarse) facoltà.
Strinsi ancora di più la frizione, pompai ancora per recuperare quei 5-6 metri che mi separavano dalla preda e ci arrivai sopra in un baleno. Già, non era la preda che si abbicinava a me quando recuperavo, ma il mio Kayak che si avvicinava a lei ad ogni pompata. Aveva comandato il gioco fin dal primo minuto portandomi nel campo a lei più favorevole. Ora però ce l'avevo li a portata di mano, L'unica possibilità era quella di infilarle una mano nella branchia e tirarla su da li. Semprechè non mi fossi ribaltato ovviamente. Adagiai la canna sulle mie gambe, presi nella mano sinistra quei pochi centimetri di nylon che mi separavano dalla girella alla quale era attaccato il cavetto d'acciaio, la sollevai e lei alzò la testa quardanomi negli occhi a distanza ravvicinata....STRUNZ' deve aver pensato. Ha dato una sola capata che ha spaccato il nodo della girella, si e girata di tre quarti a poca distanza da me e con un paio di codate mi ha fatto marameo.....
Il resto è una pagaiata di quasi 2 chilometri per tornare a riva in compagnia della rabbia che aveva preso il posto dell'adrenalina. Mi scese anche qualche lacrima quel giorno...
